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venerdì 13 gennaio 2012

Il Killer di Maschere - parte uno

Il Covo è silenzioso, come la maggior parte del tempo. Sto esaminando alcuni filmati estrapolati da delle mini videocamere che io stesso mi sono occupato di piazzare qui e là, in giro per la città. Quando si è un playboy miliardario si ha molto tempo libero. Bernie è poco lontano, sta stirando il mantello. Mi sorride, come fa sempre. E' muto, ma quel sorriso vale per me più di mille parole. 
Ma il sorriso di Bernie me lo concedo solo un attimo, poi ritorno con l'attenzione sui filmati. 
Eroi. Maschere. Quanti ce ne sono lì fuori? Non solo a New York, ma in giro per tutta l'America. Anche troppi. Gli eroi in costume sono esplosi come se fosse una moda, un gioco, una follia collettiva.
E follia è il termine adatto per descrivere al meglio alcuni di loro.
Il videoregistratore manda in onda un servizio ormai vecchiotto, risalente ad un annetto fa. Osservo in silenzio il viso spaurito del senatore RON GLADSON che implora un uomo con una maschera da teschio. Nailer.
La precisione con cui Gladson viene crocifisso alla parete di una chiesa gotica, ed il modo in cui la carne viene scarnificata per formare una croce è quella di un chirurgo. Lo osservo bruciare vivo e sento le sue urla attraverso le casse malridotte del videoregistratore.
Non va affatto bene.


Mi alzo dalla poltroncina, e comincio a truccarmi. Mentre salgo verso la superficie lancio un'ultima occhiata a Bernie.


< Non aspettarmi in piedi. >


Sono bravo a travestirmi. Un po' di protesi qua e là, barba finta, cerone, e sembro un perfetto barbone drogato. Sono appoggiato alla parete di un vicolo buio, stringo tra le mani una bottiglia di pessima vodka, ed aspetto.
Sono puntuali come gli inglesi all'ora del te'.
< Ehi, vecchio! > mi urlano. < Questo è un quartiere perbene, e a noi non va che un ubriacone perditempo liberale come te stia qui ad insozzare le nostre strade. > Tra le loro mani ossute da diciottenni segaioli stringono mazze da baseball troppo pesanti per i loro fisici da rachitici. Ma questo non è un lavoro per me. So bene che lui presto sarà qui.
Mi alzo lentamente, fingo di barcollare.


< Mi scuso, ragazzi. Stavo qui per i fatti miei, e non credevo che questo vicolo fosse di proprietà di qualcuno. >


Non faccio che farli incazzare ancora di più. Schivo un colpo, e poi un altro. E' in ritardo.
Eppure, non tarda ad arrivare. Lo vedo da lontano, ed ho giusto il tempo di ripararmi dietro un bidone. Vengeance trivella di colpi di pistola i quattro bulletti naziskin. Se non avessi fatto attenzione, Vengeance avrebbe ucciso anche la persona che doveva salvare. Gattonando e singhiozzando mi avvicino a ques'uomo vestito di nero, gli porgo una mano piangendo.


< Oh, grazie, signore. Grazie. Mi avrebbero ucciso, se non fosse stato per lei. >


Quello se ne va senza battere ciglio. Lo osservo scomparire nell'ombra. Un altro modus operandi da aggiungere alla lista. Qualche ora più tardi sono appollaiato accanto ad un gargoyle ad Hell's Gate. Eroi. Ce ne sono fin troppi, in questa città. Mi calo di sotto, e da qui riesco a vederlo. C'è un corpo riverso in un vicolo buio. Mi ci avvicino, e lo osservo.
Si tratta di Beast Man, un altro dei così detti eroi. Beast Man è un armadio a tre ante alto sui due metri, peloso come un Big Foot ed  indossa una tutina gialla e nera. Quello che sembra essere il foro di un proiettile al centro degli occhi è la causa della morte. Gli occhi vitrei di Beast Man mi osservano.
Che Beast Man sia caduto finalmente nella trappola di qualche boss a cui aveva rotto le uova nel paniere?  Un omicidio politico? Chi lo voleva morto? Mi avvicino al corpo, e cerco eventuali indizi. Gli frugo nelle tasche della tutina gialla, e allora lo trovo. Un biglietto. Ma sopra di esso vi è un codice a barre, con scrittoci sopra: Vallhalla - Bar extradimensionale per superumani.

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